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Caso clinico: quando è sufficiente cambiare prospettiva

Nel lungo percorso che ogni giorno affrontiamo, comunemente chiamato “esperienza”, mi è capitato spesso di imbattermi in casi clinici che reputo meritevoli di condivisione per affrontare argomenti importanti, invitare ognuno a prestare attenzione ai segnali del proprio corpo, ricordare a chi è dal nostro lato della scrivania di guardare sempre ogni sfaccettatura del “problema”, ma soprattutto, a chi si “vergogna” di avere una patologia, di tenere sempre a mente che è la normalità della vita.

Paziente di sesso femminile, 37 anni, impiegata.
Nessuna patologia rilevante, ha sempre condotto una vita attiva, si alimenta in maniera sana, pratica attività fisica abitualmente.
Per motivi professionali e famigliari ha vissuto un lungo periodo di stress.

Da oltre 5 anni lamenta dolori addominali, pancia gonfia, intestino irregolare con frequenti scariche diarroiche spesso anche notturne. I sintomi intestinali si accompagnano a digestione difficoltosa e ricorrente nausea, afte al cavo orale, episodi improvvisi di sudorazione profusa e abituale stanchezza, umore irritabile, difficoltà nella concentrazione ed evidente ritenzione idrica con progressivo aumento del peso corporeo.
La paziente presenta inoltre spesso prurito cutaneo diffuso, improvvisa sonnolenza e senso di malessere generale.

Giunge alla mia attenzione portando in visione le indagini già eseguite su indicazione di altri Colleghi: gastroscopia, colonscopia, esami ematici per celiachia, funzionalità tiroidea, test di intolleranza al lattosio, esami allergologici, coprocoltura ed esami parassitologici. Tutti gli accertamenti risultano completamente negativi.

La diagnosi formulata è di Sindrome del Colon Irritabile e la paziente viene sottoposta a trattamento farmacologico con Rifaximina (antibiotico ad azione intestinale) a cicli mensili, gastroprotettore, antistaminico ed ansiolitici per oltre 3 anni.

Nonostante la terapia, i sintomi persistono senza alcun evidente miglioramento. Visto il quadro clinico e gli esami già eseguiti, consiglio alla paziente di approfondire con esecuzione di indagini per sospetta disbiosi intestinale, ricerca di Candida su feci, dosaggio di Vitamina D3, B12 ed acido folico.

Gli esami prescritti confermano una disbiosi intestinale fermentativa di grado elevatissimo, positività di Candida Albicans su feci, grave carenza di vitamina D3 e B12. Prescrivo alla paziente un trattamento farmacologico con un antimicotico (farmaco anti-Candida), integrazione di Vitamina D3 e B12, oltre che un primo ciclo di probiotici.

Alla visita di controllo dopo 1 mese, la paziente riferisce la rapida risoluzione dei disturbi intestinali, digestione nettamente migliorata, completa scomparsa degli episodi di prurito.
Da un punto di vista del tono generale, non più evidente stanchezza ed umore decisamente migliorato.

Dopo ulteriori cicli di integrazione probiotica, vitaminica e dieta corretta, a 4 mesi dalla prima valutazione la paziente conferma la completa scomparsa dei disturbi intestinali, recupero del tono generale e calo ponderale di 7 Kg.

Riporto questo caso clinico, simile a molti altri di cui finora mi sono occupato, per evidenziare come la Candidosi Intestinale sia una problematica tutt’altro che rara ma molto sottovalutata e può interessare sia il sesso maschile che quello femminile a qualunque età.

E’ importante pertanto prestare attenzione ai seguenti “sintomi di allarme”: diarrea o intestino alterno, gonfiore e dolore addominale, flatulenza, cattiva digestione, malessere generale, prurito o eruzioni cutanee recidivanti, candidosi vaginale o del cavo orale, stanchezza cronica, irritabilità e malessere generale.